R.I.P. IT o della Nera Signora

spettacolo di teatro d’ombre e d’attore
pubblico: 8+

CREDITI
ideazione Alessia Candido, Esther Grigoli, Marco Intraia
drammaturgia e regia Marco Intraia
recitazione Alessia Candido ed Esther Grigoli
costruzione sagome Alessia Candido
collaborazione all’ideazione Alessia Martinelli
produzione Teatro Popolare Poetico con il sostegno di Re.Te. Ospitale 2021 di compagnia teatrale Petra e del Comune di Satriano di Lucania, con il supporto tecnico di Teatro Gioco Vita

PROGETTO
L’idea progettuale è nata dalla rivoluzione che abbiamo vissuto a seguito del primo confinamento e di tutti gli scombussolamenti che ancora oggi ci accompagnano, a quelli che ancora ci sorprendono e confondono e a tutti gli altri che sono ormai diventati nuova consuetudine.
Negli ultimi due anni la morte è tornata a imporsi nella nostra narrazione quotidiana e nella nostra concretezza. Gli squilibri climatici sono sempre più evidenti.
La ricerca vuole affrontare, oltre che la tematica della morte, anche quella del disastro ambientale e del rapporto con il nostro bellissimo pianeta Terra.
Vogliamo parlare di una situazione estrema, di confinamento, in una cornice distopica, che permetta di amplificare le urgenze delle tematiche affrontate.

TRAMA
Siamo in un futuro distopico. Le protagoniste sono due adolescenti, di diciotto e quindici anni: Eva e Nina. Sono chiuse in un luogo sotto terra da quasi cinque anni a causa di una situazione emergenziale che ha reso difficile la vita umana sulla superficie terrestre. Hanno viveri, acqua, elettricità ma le risorse vanno esaurendosi. Sono passati quattro anni e nove mesi dall’ingresso. Il tempo massimo di sopravvivenza in un bunker è di cinque anni.
C’è una radio che riceve frequenze con canzoni e notiziari del passato. Ogni giorno alla stessa ora viene trasmesso l’ultimo notiziario prima della catastrofe.
Nina, come in Cast Away, ha costruito il suo “Wilson”, Oliver, un cane fatto con bottiglie di plastica e nastro. Eva ha portato con sé nel bunker della terra, dove dorme tutte le notti.
Le due ragazze nel tempo hanno trovato dei modi per combattere la noia creando dei teatrini di ombre di diverse dimensioni con schermi fatti con plastiche, tende, torce e luci.
Il tempo sotto terra ha impedito loro di scolarizzarsi: hanno, quindi, alcune caratteristiche particolari a livello linguistico e cognitivo ed hanno inventato dei modi creativi per nominare le cose (il Blu che suona, la Nera signora, l’Aria che tutto soffoca, il Silenzio del cuore, ecc.). Inoltre contano i giorni per non perdere la cognizione del tempo ed hanno inventato naturalmente un sistema politico fatto di regole e punizioni.
Per rendere sostenibile la realtà  di confinamento, le due viaggiano con la fantasia  e si raccontano diverse storie di come possa essere il “mondo là  fuori”. Una di quelle storie è la loro preferita. Tramite il teatro d’ombre arrivano ad esplorare e immaginare il “mondo là  sopra”… E se la morte non esistesse? O se potesse essere catturata in un’ampolla di vetro? Come sarebbe il mondo senza la presenza della Nera Signora?
Le due ragazze troveranno alla fine il coraggio di uscire veramente dal bunker?

DRAMMATURGIA
La creazione procede con la verifica in piedi e in voce di tutto ciò che viene scritto. Si parte dalla composizione o dall’improvvisazione a seconda delle necessità  e degli impulsi: una scrittura che attraversa i corpi, ma non risolve su palco tutti i problemi che incontra, bensì torna a tavolino ogni volta che serve. La scrittura che portiamo avanti si poggia in una struttura in bilico tra poesia, naturalismo e teatro dell’assurdo.

SPUNTI REGISTICI
La scena rappresenta l’interno di un piccolo bunker con pochi oggetti presenti: un tavolo, plastiche, un telo usato per separare gli spazi e creare le ombre, delle luci, delle torce, sagome di cartoncino, una bottiglietta d’acqua e della terra.
La recitazione è intrisa di antinaturalismo, gesto coreografato. E’ carica di verità , forza e gioco.
La caratterizzazione dei personaggi si ispira a Ionesco e Beckett per entrare con decisione nella situazione estrema e complessa di due adolescenti rinchiuse nello stesso luogo per anni: come due ratti che vivono sotto terra, le attrici danno corpo e voce ha due esseri strambi ma credibili.
Eva è la più grande e la più forte delle due sorelle, la più ecologista e animale. Nina è la più piccola e delicata e rappresenta la gioiosità  della scoperta della femminilità , nonostante la privazione di libertà.
L’ elemento terra, nel centro della scena ha un concentrato di significati: desiderio di vita, luogo affettivo, presagio di morte, sogno di vita e di piante, proprietà  privata, letto, nascondiglio, campo da gioco e luogo di danza.
Le sagome hanno un preciso e peculiare segno grafico. Le ombre parlano e il paesaggio sonoro amplifica la poeticità  delle immagini. Le sagome sono costruite con cartoncino e policarbonato.
La tenda grande viene manipolata per creare variazioni nell’ uso dello spazio e possibilità più creative per la creazione di ombre.
Tutti gli oggetti, gli elementi di scena e anche la recitazione delle due attrici sono usati in modo tale da creare una risonanza emotiva, simbologica e sensoriale con gli spettatori: l’attore per noi non deve recitare ma deve far vibrare l’anima e il cuore.

INTERAZIONI CON LE COMUNITA’ LOCALI
Desideriamo proporre degli incontri di laboratorio teatrale e di propedeutica al teatro delle ombre con i ragazzi del posto per lavorare insieme sulle tematiche dello spettacolo.
A partire da pratiche fisiche, di reattività , ascolto, sensorialità, ombra corporea e animazione di sagome, saranno approfonditi i temi del lavoro, considerati dal punto di vista dei ragazzi. Immancabili saranno anche dei momenti di puro dialogo in cerchio. I ragazzi assisteranno anche a delle sessioni di prove aperte del lavoro in corso, al termine delle quali verranno raccolti feedback e osservazioni, in un’ottica di prosecuzione dello scambio anche dopo il periodo di residenza.
Intendiamo il coinvolgimento della comunità  locale durante la residenza come luogo di scambio prezioso. La recente esperienza a Re.Te. Ospitale, a Satriano di Lucania, in cui abbiamo potuto mettere in pratica questa modalità  di ricerca ce ne ha dimostrato l’ efficacia e la preziosa ricchezza di scambio in grado di generare.

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